L’arroganza della “rifondata”: storia liquida di una squadra mediatica

L’arroganza della “rifondata”: storia liquida di una squadra mediatica

C’è qualcosa di sconcertante nella narrazione che circonda certe squadre del calcio italiano. Alcune – come Juve Stabia 1907 o Brescia 1911 o Reggiana 1919 – incarnano una continuità identitaria, legata alla città, alla storia, al tifo. Poi c’è il caso curioso di una squadra rifondata, nata nel 1946 sulle ceneri di fusioni e fallimenti, messa in una serie cui non aveva diritto, figlia di un’epoca e di una retorica neanche tanto da dopoguerra in cerca di nuova legittimità. Una squadra il cui blasone sembra più costruito a tavolino che conquistato sul campo, la cui narrazione è pompata da media complici, per lo più seguiti da giovinanziani afflitti da inerzia catodica, pronti a mostrare petto e meriti come palloni in fase di avanzato sgonfiamento (chi si ricorda il mitico Carletto Mazzone: Un giorno er pallone te se sgonfia).

L’arroganza di questa squadra non si esprime solo nei toni dei suoi tifosi, ma anche nella difesa sistematica che riceve dai poteri forti (arbitri, federazione che l’ha creata e informazione spettacolar sportiva). Edilio Pesce o Brera, Fantini li avrebbero rimessi al loro posto in men che non si dica se vogliamo parlare di Storia. Ma ecco quattro buzzurri da tv parlare come se fosse impensabile metterne in discussione il “peso storico”, nonostante i dati dicano altro. Le sue vittorie, al netto dell’enfasi televisiva, valgono quanto quelle di un Parma, o di un Verona: splendide, ma isolate. Eppure, si continua a parlare di “grande tradizione”, di “club glorioso”, come se bastasse un abile uso della retorica per costruire la leggenda.

Ma è difficile comprendere davvero a quale storia questa squadra faccia riferimento, soprattutto in una città dove esiste un altro club, quello sì fondato primo in Italia a fine ottocento, che vanta nove scudetti e del quale l’ex loro giocatore Conte ha recentemente ricordato il rango di quarta squadra d’Italia per titoli vinti.

A chi appartiene dunque la memoria? E cosa vuol dire “tradizione” in un calcio che si rifonda a ogni fallimento?

Auguriamo all’ex Dominante ogni bene, ma per la loro propaganda stasera attenzione a Mussolini.

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