
Genova, lo stadio fantasma e il silenzio colpevole della città

Giornata di elezioni a Genova. Si fronteggiano due blocchi politici formalmente contrapposti ma, nei fatti, estremamente simili nella loro totale mancanza di rispetto verso i cittadini. Nessuno dei due schieramenti pare davvero intenzionato a governare con trasparenza e visione.
Ascoltavo oggi, in un podcast di Calcio e finanza, un’intervista di Luciano Mondellini, direttore, al presidente del Pisa Giuseppe Corrado, fresco di promozione in Serie A. Si parlava della costruzione dello stadio, presentata dall’attuale proprietà come una grande occasione sportiva, turistica e manageriale per l’intera città.
Corrado spiegava, ad esempio, come uno stadio ben progettato possa integrare una terrazza da cui godersi il calcio ammirando una delle meraviglie d’Italia: la Torre di Pisa. Con la collaborazione di investitori privati come il socio di riferimento Alexander Knaster, magnate russo-americano, il Pisa ha incaricato sette tra i più importanti studi di architettura di elaborare progetti per il rinnovamento dell’Arena Garibaldi. Questi progetti sono stati presentati alla città e condivisi pubblicamente, anche davanti all’associazione industriali.
Tutto questo a Genova è stato sino a oggi impensabile e la candidata Salis ha evaso ogni domanda al riguardo in campagna elettorale.
Che uno si schieri con il centrodestra che ha appena governato, o con il centrosinistra che lo aveva fatto prima e torna in auge con una pariolina prestata a Genova dalla Leopolda e da una strana coalizione che unisce dai conque stelle a Renzi, resta un fatto innegabile: lo stadio è un argomento tabù.
Viene trattato o come proprietà personale della Salis e del Comune, con l’idea di addossare i costi ai contribuenti per salvare una squadra fallenda, oppure come un progetto da assegnare a un unico studio di architettura scelto nella più completa opacità calato dall’alto, e a un solo costruttore, lo stesso che ha curato il recente restyling del Palasport con i risultati che tutti conoscono. Il tutto nel massimo silenzio. Esclusi dai mass media tutti i progetti di studi portati su commissione del Genoa cfc da realtà mondiali.
È inaccettabile. Ma c’è qualcosa di ancora più grave del comportamento scorretto di questi due partiti: è l’omertà vergognosa dei commentatori televisivi e dei mass media. Nessuno obietta, nessuno denuncia, nessuno chiede, tutto viene accomodato con cura affinché lettori e telespettatori ingoino la pillola voluta dalla politica.
Eppure Genova è una città che aspetta investimenti da anni. Una città che, anche grazie al risveglio della sua società imprenditoriale, pensate ad altre realtà, che in città ci sono ma devono muoversi senza pestare i piedi a nessuno, guarda al futuro. Com’è possibile accettare che un impianto strategico e fondamentale come lo stadio venga gestito in questo modo?
Com’è possibile che una città in cui il calcio è arrivato per primo in Italia – Genova, Genoa 1893 – sia così silenziosa, così trascurata? Come si può non cogliere la straordinaria opportunità rappresentata dalla promozione del veicolo calcio a Genova, in Serie A con la prima squadra e in serie a con il Genoa Women? Come si può, davanti a impegni concreti per rinnovare gli impianti per il calcio giovanile e la Primavera, non costruire una situazione di ascolto vero a una società come il Genoa CFC che in questo ambito sta investendo, e invece frapporre ostacoli e cavilli per rallentare tutto?
Il punto non è solo la disonestà della politica. È la vergognosa omertà di due terzi della classe dirigente. È la totale complicità in primis di un sistema mediatico fatto da giornalisti superati, sepolcri imbiancati, pensionati da catetere , vecchiette e vecchie glorie e vecchi stracci che tace, acconsente e mantiene tutto immobile.