Seleziona Pagina

Sampdoria, riammissione potenziale in Serie B ma profondi e motivati sospetti di un calcio sotto tutela

Sampdoria, riammissione potenziale in Serie B ma profondi e motivati sospetti di un calcio sotto tutela

E ALLORA CAMBIAMO TUTELA!
Genova, maggio 2025. Il campionato di Serie B non si è concluso, e forse non si concluderà: l’aria è sempre più densa di sospetti e interrogativi. Alla vigilia delle elezioni amministrative genovesi la Sampdoria, nonostante una situazione debitoria critica, ben più grave di quella che ha portato alla sparizione di squadre molto meno indebitate, potrebbe addirittura essere riammessa alla Serie B, mentre club come la Reggina sono stati retrocessi nelle serie più infime per problematiche finanziarie ben meno gravi e tra l’altro in assenza sul territorio di qualunque alternativa che potesse assorbire l’economia generata. Paolo Ziliani ha sollevato interrogativi su questo incomprensibile trattamento di favore, evidenziando le dichiarazioni di Gianluca Garbi, AD di Banca Sistema, che ha già ammesso in passato di aver ricevuto “forti pressioni” da parte di varie entità politiche e amministrative nonché calcistiche per supportare il salvataggio della Sampdoria. Cui prodest?

La cessione controversa.
Nel 2014, Edoardo Garrone uno dei più grandi patrimoni italiani, per altro poco tempo prima nell’occhio del ciclone per poi risolti  problemi fiscali, per l’ammontare vertiginoso di una cifra di 904 milioni di euro, ha ceduto la Sampdoria a Massimo Ferrero, una figura priva di solide credenziali finanziarie. Prezzo? Un euro. Garrone all’epoca dichiara che lo stesso Ferrero – soprannome er viperetta- ha superato tutte le approfondite analisi perché gli si possa concedere fiducia e dopo la due diligence ai presenta in pubblico con lui facendone l’elogio. La squadra di Sampierdarena, un gioiello di famiglia come lo furono squadre come Parma per i Tanzi e Verona per i Guidotti a capo della capo della SIT, Società Italiana Trasporti, passa di mano, Garrone lascia misteriosamente una “dote” di decine di milioni di euro alla società attraverso San Quirico, una cifra che solleva ulteriori domande sulla gestione e le motivazioni della cessione.

Un sistema di due pesi e due misure.
La storia recente del calcio italiano è costellata di penalizzazioni per inadempienze finanziarie. Club come Fiorentina, Napoli, Palermo con un seguito popolare ben maggiore hanno subito sanzioni severissime, spesso culminate in retrocessioni o fallimenti. Tuttavia, la Sampdoria sembra aver beneficiato di un trattamento privilegiato, sollevando dubbi sulla coerenza e l’imparzialità delle istituzioni calcistiche. Un vecchio vizio. Quando falliscono le società dalla cui fusione proviene, la Sampdoria non parte dalle serie minori, ma viene iscritta direttamente senza retrocessione dalla Federazione. Privilegi che restano? La sensazione aumenta e sfiora la certezza quando si osservino le somme per cui viene indagato il Brescia o sono fallite di recente squadre come la Reggina.
Per di più il tutto accade a Genova dove non avendo la Sampdoria un suo stadio di proprietà e giocando da ospite al Ferraris, che in origine doveva ospitarla solo in via provvisoria, il bacino di pubblico del Genoa cfc copre un business core tra i più importanti in Italia. Stadio tutto esaurito da tre anni. Cittadella dello sport in costruzione, vittoria del trofeo Viareggio e del campionato di serie b con le woman.

Il silenzio assordante.
Mentre le voci critiche si moltiplicano, le istituzioni calcistiche mantengono un silenzio che alimenta ulteriormente i sospetti.
La mancanza di trasparenza e di spiegazioni dettagliate sulle decisioni prese contribuisce a minare la fiducia nel sistema. Dapprima per anni nella realtà regionale e locale dove eccellono Spezia, Entella e Sestri levante e fioriscono il calcio giovanile e femminile grazie al Genoa poi adesso su scala nazionale

Il caso Ferraris: tra privatizzazioni opache e ritorni al passato.
Nel frattempo, a Genova, si consuma un’altra vicenda che solleva interrogativi: la ristrutturazione dello stadio Luigi Ferraris. Il Comune ha ricevuto diverse offerte per l’acquisto dell’impianto: ma viene presa in considerazione solo quella della Cds Holding; non le altre tuttavia provenienti da società di Entertainment globali contattate dal Genoa CFC (Populous e Oak view).
Qualunque cittadino consulti i siti si può fare un’idea . Le proposte prevedono comunque la partecipazione delle due società calcistiche cittadine nella nuova società che gestirà lo stadio su richiesta dubbia della politica. Tuttavia, la Sampdoria prima ritira la propria partecipazione all’ultimo momento, lasciando il Genoa a presentare l’offerta da solo, poi al traino sulla spinta della politica arriva in appoggio a Cds Brescia costringendo il Genoa ad abbandonare i suoi progetti.
Quanta Brescia nell’aria di questa sinfonia di fine primavera. Successivamente, è stato raggiunto un accordo tra Cds, Genoa e Sampdoria per la ristrutturazione dello stadio, con la creazione di una nuova società che si occuperà del progetto.
Può parteciparvi la Sampdoria se precipita in Serie C?
A Genova arriva come candidata dalla Leopolda in area Renzi Malagò, Silvia Salis.

Se Cds Holding, già coinvolta in altri progetti immobiliari a Genova, ha presentato un’offerta per l’acquisto dello stadio e se il progetto presentato da Bucci e Piciocchi ricicla la proposta Populous e prevede la trasformazione del Ferraris in un’arena polifunzionale, pronta a ospitare eventi sportivi e grandi manifestazioni, con l’obiettivo di renderlo competitivo per ospitare eventi internazionali come gli Europei 2032, la Salis guarda caso in piena crisi dell’UC Sampdoria della quale si mormora che non possa investire, imperturbabile comincia a parlare di restauro e proprietà a spese dei cittadini, dunque comunale.
Arriva da ambiente CONI, è sostenuta da Renzi. I tifosi cominciano a mormorare ricordando cosa è successo a Firenze e ai Fiorentini. L’operazione è in ogni caso avvolta dalla nebbia, nessun mass media pone obiezioni né agli uni né agli altri e  l’amministrazione comunale attuale pecca di evidente mancanza di trasparenza.

Sampdoria, il calcio ostaggio di un sistema marcio: è ora di dire basta.

Eccoci al cuore della questione, al punto in cui il calcio italiano, già umiliato da scandali, corruzione e gestioni fallimentari, tocca il fondo. La vicenda Sampdoria non è solo un caso isolato: è il sintomo di un sistema di potere putrido, un intreccio schifoso tra politica, trasversalmente schierata per difendere comitati d’affari, Lega Calcio, Federazione, imprenditori occulti e investitori senza scrupoli, chissà che non ci siano di mezzo persino scommettitori clandestini o alla luce del sole, data la proprietà di società di scommesse a Singapore da parte dei neo finanziatori.

Silenzio e nebbie oltre la lanterna con le ombre dei Panama Papers che aleggiano come avvoltoi. Panama papers in Italia sovente legati a personaggi chiave della Sampdoria: giocatori, consiglieri, azionisti; chi più ne ha più ne metta!

La proposta di ampliare la Serie B a 22 squadre, un colpo di spugna per salvare una Sampdoria retrocessa sul campo, è un insulto ai tifosi di tante città, ai cittadini di Genova e a chiunque creda ancora nella giustizia sportiva. È un’operazione orchestrata da chi comanda davvero: Gabriele Gravina, i burattinai della FIGC, e quei cari “signori” che muovono i fili da paradisi fiscali, mentre squadre come Reggina, Catania o Siena vengono lasciate morire senza pietà.
Questo non è calcio, è una farsa. È un comitato d’affari che calpesta la passione di milioni di italiani, per i quali il calcio con una buona gestione potrebbe essere un volano economico eccellente per turismo e tessuti sociali, riducendo il gioco più bello del mondo a una cloaca di favori, ricatti e accordi sottobanco. La Sampdoria, con i suoi debiti mostruosi e una gestione che puzza di malaffare, dovrebbe essere il simbolo di un fallimento da punire, non da premiare. Invece, mentre club come il Brescia vengono messi sotto torchio per inezie se paragonate ai buchi di bilancio e altre realtà senza debito come Atalanta e si battono per un futuro trasparente, la  Sampdoria che tanti sbeffeggiatori a Zena chiamano “la Cloaca since 1946” viene tenuta in vita artificialmente, come un paziente terminale attaccato a una macchina che funziona solo per gli interessi di pochi.

Basta con le menzogne. Basta con il silenzio complice di Gravina e della Lega, persino del ministro Abodi, che si nascondono dietro comunicati vuoti mentre i tifosi di tutta italia vengono presi in giro. Basta con le operazioni opache, come quella del Ferraris, dove la Sampdoria gioca a fare la vittima per poi infilarsi in operazioni immobiliari che sanno di speculazione. Genova, i suoi cittadini, i suoi tifosi, meritano di meglio: meritano un calcio pulito, non un circo di corrotti che si spartiscono la torta. E il “vasto popolo” dei tifosi italiani, da Nord a Sud, non può più accettare di essere truffato da un sistema che premia i furbi e punisce chi rispetta le regole.

Se passerà la serie b a 22 squadre quando dovrebbe invece essere ridotta a 18 la prima divisione, è  tempo di un atto radicale, di una ribellione che scuota le fondamenta di questo calcio malato. Prendiamo esempio dall’America, dove negli anni ’90 la NASL collassò sotto il peso delle sue contraddizioni, costringendo il soccer statunitense a fermarsi, ripulirsi e ripartire. Fermiamo il calcio italiano, anche per uno o due anni, se serve. Buttiamo fuori per sempre squadre come l’attuale Sampdoria, riaffermiamone lo statuto di un Parma e di un Verona entrambe fallite quando non rappresentavano più i tifosi ma dei comitati di potere senza scrupoli. Azzeriamo tutto. Restituiamo il pallone ai tifosi, ai ragazzi che sognano sugli spalti, alle città che vivono per i loro colori. Genova non è il cortile di casa di Sampierdarena e di quattro speculatori. È ora di dire basta, e di dirlo con una voce che faccia tremare i palazzi del potere.

È imperativo che le istituzioni vengano commissariate  e si adottino misure per garantire equità e trasparenza, restituendo fiducia a tifosi e appassionati.

Si disdicano altrimenti tutti gli abbonamenti alle tv e ai mass media complici che nascondono il Sistema

Il caso Sampdoria rappresenta un esempio emblematico delle contraddizioni e delle opacità che affliggono il calcio italiano. La discrepanza nel trattamento riservato ai club, le pressioni politiche e le decisioni poco trasparenti sollevano interrogativi legittimi sulla governance del sistema calcistico.

Circa l'autore

Lascia un commento

Rubriche