SEMPRE DOPO

SEMPRE DOPO

 

Inutile girarci intorno: quella di oggi sarà una data che per qualcuno rischia di diventare storica.

Bisognerebbe tirare fuori il vecchio album dei ricordi e pensare quante volte ci siamo passati noi da questi momenti.

Talmente aspri, talmente acidi che è impossibile dimenticarne il sapore.

Quante volte abbiamo dovuto affrontare l’ultima spiaggia?

Ricordo un Genoa-Juventus all’ultima giornata: goal di Bosetti all’89 minuto. Gioia spezzata dalla vittoria della Lazio in quel di Pisa.

Due anni dopo, la trasferta a Lecce con il Taranto, con la Serie A svanita per un punto.

L’anno dopo fu quello di Modena, del 1-3. Ricordo la trasferta con l’invasione di campo, la pezza degli Ultras San Fruttuoso rimossa nello loro curva ed uno scambio di “opinioni” proprio li sotto.

Gli anni del Prof ed i due di Bagnoli, forse le due piccole parentesi dove abbiamo assaggiato pietanze migliori.

Poi di nuovo il duro confronto con tutto e tutti.

Lo spareggio di Firenze che più che per il risultato ricordo per quello che sembrò un bollettino di guerra: prima la pioggia che devasta la coreografia e distrugge il bandierone. Poi quel cazzo di altoparlante che richiama la presenza di un ambulanza o di un dottore. Per tre volte…

Ricordo ogni singolo chilometro di quel viaggio, così come ricordo quello di ritorno da Ravenna. Dove cercavamo di farci una ragione sull’impegno smodato che aveva messo in campo quel mediano, la rabbia con cui esultava quell’allenatore di una squadra i cui tifosi si presentarono con due ombrelloni in curva in segno di protesta.

Sulla stagione della retrocessione in C ricordo un Genoa-Ascoli 1-2, il cancello di Ancona e la meravigliosa Genoa-Cosenza.

Meravigliosa, si.

Perchè accompagnata da un’appartenenza non richiamata con inviti, commemorazioni o altre belinate.

Eravamo tutti li per il Genoa e per noi.

Esattamente come lo siamo stati qualche anno dopo a Piacenza, in piazza dopo una partita VERA dove solo una giustizia faziosa riuscì a vederci del marcio. Eravamo in piazza ad ascoltare un uomo che urlava “non mollo” e l’unica certezza era quella che avremmo potuto contare solo su di noi.

Eravamo sulla stessa piazza qualche notte dopo. Sempre gli stessi.

Quelli dell’esordio di nuovo a Ravenna, con la sconfitta a tavolino scoperta in autogrill, quelli di Salerno e della capocciata di Dante Lopez. Tra l’altro…corsi e ricorsi storici…

Abbiamo pianto di rabbia a Mantova, poi di gioia la settimana dopo al Ferraris.

Abbiamo festeggiato una retrocessione timbrata con una firma “OVUNQUE E COMUNQUE” portata a spalle da ragazzi sempre più giovani e belli. Un passaggio che ha aiutato anche quelli un pò più “esperti” a non mollare, a farsi forza per un mondo che stava cambiando. Un mondo che non avrebbe più potuto farci male, non importa se fosse un calciatore irriconoscente, un presidente sconsiderato o un orribile pupazzone che ci salutava parlandoci di addio.

Non sarà mai un addio, al massimo sarà un “benvenuti” detto di malavoglia: perchè noi sappiamo cosa vuol dire “SOFFRIRE”, noi sappiamo cosa vuol dire “LOTTARE”, noi sappiamo cosa vuol dire “APPARTENENZA”.

Noi abbiamo dimostrato nella Storia che CI SAREMO, SEMPRE ED OVUNQUE.

Qualcuno inizia ad assaggiare che sapore c’è nel fondo…mi verrebbe da dire: “cazzi loro”.

Non sarà il risultato di una partita a modificare la Storia.

Indipendentemente se andrà bene o male, onestamente non me ne frega nulla del campo.

Mi interessa sottolineare come DA SEMPRE c’è qualcuno che arriva dopo.

E sarà per sempre così.

E’ il diritto acquisito quando sei arrivato PRIMA DI TUTTO.

E soprattutto…lo hai fatto PRIMA DI TUTTI.

 

 

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